Con questo post voglio appuntare e condividere con voi le tre immagini più curiose e belle che conservo del mio viaggio del Primo Maggio in Belgio. Sono tre piccoli quadretti, i cui dettagli verrebbero normalmente dispersi dal turbinio della barbara quotidianità; spero che, invece, possano portare un sorriso a voi che avrete occasione di leggere queste righe
1 – il musicista mendicante nella metro di Bruxelles. Non ricordo esattamente in quale tratto della metropolitana di Bruxelles ci trovavamo. A un certo punto, è entrato un mendicante, che subito ha iniziato a cantare, accompagnandosi con la sua fisarmonica. Non è entrato nel mio vagone, ma in quello successivo, dunque non riuscivo a vederlo bene; tuttavia, potevo sentirlo forte e chiaro. Imperfetto nell’esecuzione, esibiva tuttavia una vivace gioia nonché una certa grazia. La cosa che mi ha colpito di più è stata la sequenza delle canzoni che ha scelto, nell’ordine: La vie en rose – Evenu Shalom Alehem – Bella ciao. Mentre le ascoltavo scorrere una dopo l’altra, una sull’altra, mi sono sembrate la medesima canzone: un bellissimo inno alla vita, contro la cupezza della paura e della guerra. Davvero, mi è dispiaciuto scendere: avrei voluto continuare ad ascoltare quelle note un po’ sgangherate e ibride ma, nonostante tutto, tanto potenti e brillanti, luminose a dispetto del luogo sotterraneo in cui risuonavano.
2 – la signora retrò sul treno per Bruges. Davanti a me ho avuto, per tutta la durata del viaggio da Lovanio a Bruges, una signora sulla quarantina che, per l’abbigliamento, sembrava uscita direttamente dagli anni ’70: portava una camicetta a righe azzurre e bianche e una gonna lunga, a campana, bianca. Viaggiare con lei mi ha dato davvero l’impressione di tornare indietro nel tempo. Durante il viaggio, ha fatto una telefonata che non sono riuscita a decifrare – parlava in fiammingo; posso dirvi comunque che è stata una di quelle telefonate lunghe che tutti facevamo ancora fino a qualche anno fa, quando ancora non esistevano gli smartphone, whatsapp e le note vocali. La signora, infatti, stava utilizzando uno di quei vecchi telefoni coi tasti, ma sembrava davvero godersi il suo dialogo con la persona dall’altra parte della cornetta. Numerosi sorrisi le illuminavano il volto mentre ascoltava il suo interlocutore. Penso che tutto questo sia molto più poetico delle emoticon e delle parole abbreviate e sgrammaticate; o forse, semplicemente, conserva la poesia del passato che non ritorna. Un ultimo dettaglio sulla signora retrò: le foto. La signora ha trascorso l’altra metà del viaggio a sfogliare fotografie – ma non come facciamo noi abitualmente, sullo schermo del cellulare, spiluccando album ripetitivi che nel giro di pochi giorni verranno inghiottiti dall’oblio di una SD. No: lei ha estratto una busta di carta dalla borsa, e ha cominciato a sfogliare una per una le fotografie cartacee che si trovavano all’interno. Sfogliare album di fotografie, lentamente, con cautela, per evitare di rovinarne la superficie lucida con i polpastrelli: un gesto antico, che non si vede più fare da anni, e che mi ha ricordato il valore che la memoria, anche visiva, aveva un tempo; memoria che nell’era digitale ha perso di pregio e dignità.
3 – il pensionato custode dei segreti di Lovanio. Mentre eravamo di fronte alla biblioteca universitaria di Lovanio, osservandone la facciata, un anziano signore ci ha raggiunto, chiedendoci se fossimo turisti. Alla nostra risposta affermativa, ha iniziato a raccontarci alcune parti della storia di Lovanio, dal soggiorno in città di Thomas More, che visse qui i suoi “lucky days” prima di andare a finire tragicamente i suoi giorni in Inghilterra, alle guerre di religione succedutesi nelle Fiandre, fino agli esperimenti sugli aeromobili, meno famosi di quelli dei fratelli Montgolfier, ma altrettanto determinanti. Il signore ci ha ringraziato per averlo ascoltato, confidandoci che gli fa piacere chiacchierare coi turisti durante le sue passeggiate contro l’arteriosclerosi, consigliategli dal dottore. D’abitudine, si reca nei pressi della grande biblioteca perché gli ricorda gli anni della sua frequentazione universitaria, che risale ormai a 50 anni fa. È stato un piacere ascoltare la storia di Lovanio narrata a viva voce, staccandoci per un attimo dalle audioguide comprese nel prezzo del biglietto. Il racconto accorato di un signore del luogo, innamorato della sua città e della sua storia, non ha prezzo, e vale più di mille audioguide!
#ilfilodiArianna di Arianna Capirossi
Nella foto: sbirciando dalla finestra della Basilica del Santo Sangue a Bruges.
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